La lezione di Astro Paolo: nello spazio bisogna trasformarsi in extraterrestri
Un'altra grande serata ieri a Sondrio Festival, la Mostra Internazionale dei Documentari sui Parchi, con l'unico rammarico, da parte degli organizzatori di Assomidop, il Comune di Sondrio in testa, di non aver potuto accontentare tutte le persone che, con larghissimo anticipo, si erano presentate all'ingresso del Teatro Sociale. Una lunga e ordinata coda, ad occupare gran parte della piazza, ma non tutte le persone in attesa sono riuscite ad entrare. Tanto interesse, peraltro riscontrato anche nelle precedenti serate, per uno dei grandi ospiti della XXXIII edizione: l'astronauta Paolo Nespoli. Per lui, introdotto dal fisico Roberto Battiston, già presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana, e intervistato ieri sera da Giancarlo Cattaneo di Radio m2o, un impegno anche questa mattina con gli studenti. Per gli astronauti, operai dello spazio, elettricisti, idraulici o meccanici all'occorrenza, il privilegio di vivere un'esperienza sognata da bambini, osservando la terra da 400 chilometri di distanza. Per scoprire, sono parole di Nespoli, che è un'unica nave che imbarca tutti, nessuno escluso, che noi siamo come marinai. Ed è pura fantascienza: la Iss, la Stazione Spaziale Internazionale, che lo ha ospitato, si muove ad una velocità di 28 mila chilometri all'ora, continua a cadere attorno alla terra senza mai toccarla, e rimane in orbita: 16 albe e altrettanti tramonti al giorno, in pochi secondi cambiano il clima e le stagioni, la terra assume colorazioni diverse, da New York a Mosca, dall'Africa al Centro polare artico, fino al deserto del Sahara. Nespoli ha raccontato con una verve inattesa la sua vita nello spazio, sorprendendo con battute esilaranti e muovendosi sul palco con tempi da attore esperto: come dormire, come mangiare, come trascorrere il tempo libero, nelle vesti di braccio dello scienziato o di cavia, a seconda delle indicazioni, per esperimenti in assenza di gravità. Torna serio soltanto per un attimo, per rispondere alla domanda sulla paura: dopo anni di addestramento, una volta in orbita l'astronauta prova tensione ma mai paura. Conclude con un aneddoto sulla passeggiata nello spazio mai compiuta, raccontata come una barzelletta tra quattro amici, sfumata per una casualità. Tutto superato. Nespoli ha vissuto da extraterrestre perché nello spazio bisogna essere un po' alieni. Per lui applausi a scena aperta: "Astro Paolo" ha conquistato il pubblico, regalando una serata indimenticabile.
Tornato sulla terra per prendere atto di ciò che sta accadendo, nulla di confortante, Sondrio Festival è proseguito con i tre documentari in concorso, anch'essi a loro modo estremi: per la loro capacità di far parlare le immagini, per il coinvolgimento emotivo. È stato lo stesso regista norvegese Asgeir Helgestad, introdotto dall'assessore alla Cultura e presidente di Assomidop Marcella Fratta, nel doppio ruolo di intervistatrice e di interprete, a presentare il documentario "Una regina senza più regno", ambientato nelle isole Svalbard. Helgestad per anni ha seguito una femmina di orso bianco, che ha chiamato Frost: dai giochi sulla banchina polare con le cucciole Light e Lucky alla tragica morte di queste ultime. L'ha persa e poi l'ha ritrovata, di nuovo madre, di una femmina e di un maschio, Snow e Ice: splendidi esemplari di una specie oggi ridotta a 100, la cui sopravvivenza non è più minacciata dalla caccia, che è stata vietata, ma dal cambiamento climatico. Sulle isole Svalbard, a pochi chilometri dal Circolo polare artico, i ghiacci si
stanno sciogliendo. Un documentario narrato e interpretato da Hegelstad, poetico e struggente, che si chiude con una drammatica constatazione: il destino di Frost, dei suoi cuccioli, e di tutti gli altri animali è legato al cambiamento climatico. Questo pianeta è la nostra casa, non possiamo più permetterci di ignorare i segnali che lancia.
Una litania che ritorna anche nel documentario "Il valore della biodiversità", diretto da Axel Gomille, ambientato nel Parco nazionale di Manu, in Perù, uno dei più estesi di tutto il mondo. Qui le minacce sono il disboscamento, la corsa all'oro e le coltivazioni di coca, legali e no. Le immagini mostrano una lussureggiante foresta pluviale dove, fra tarantole e scimmie, vivono le lontre giganti che possono raggiungere i due metri di lunghezza. Questi animali si trovano soltanto negli habitat incontaminati: nel mondo vivono cinquemila esemplari. La corsa all'oro ha portato ricchezza alle popolazioni locali, nonostante sia vietata, ma è fonte di stress per l'ambiente: tutte le zone interessate sono contaminate dal mercurio che, subdolamente, avvelena con lentezza.
Eugenio Manghi, Annalisa Sacco ed Eugenio Balestrazzi, presenti in sala per la proiezione del loro documentario "Microcosmo Alta Murgia", descrivono un mondo articolato su una scala piccolissima, filmando creature talvolta leggiadre o mostruose che si sono adattate al loro ambiente di vita. L'emergenza non è così evidente ma l'attenzione è sempre concentrata su una natura da conoscere, proteggere e salvare. In una terra aspra e austera, dominata dal sole e dal vento, nell'entroterra pugliese, vivono moltissime specie di insetti, che i registi hanno filmato nei loro spostamenti.
Per Sondrio Festival quella di oggi sarà l'ultima serata di proiezioni in prima visione. Il programma dei documentari in concorso si conclude con "L'avvoltoio barbuto" di Manuel Mateo Lajarin, ambientato sui Pirenei spagnoli, "Il mare selvaggio della Russia" di Franz Hafner, e "Lo spaccapietre" di Henk Ekermans e Barend van der Watt, girato in Sudafrica. Per le conversazioni salirà sul palco del Teatro Sociale il regista inglese Keith Partridge, documentarista pluripremiato autore di film estremi.