Isole nel tempo - Nata dal fuoco. Intervista con Matt Hamilton

Un regno di incomparabile bellezza e biodiversità, creato dalla collisione di due mondi diversi attraverso un processo durato milioni di anni. Isole nel tempo – Nate dal fuoco di Matt Hamilton il 17 novembre ci porterà a scoprire le isole dell'Asia sudorientale, in un viaggio mozzafiato fra Sumatra, Giava, Sulawesi, Wakatobi, Halmahera in Indonesia: il film è il primo episodio di una trilogia che Hamilton e la sua squadra hanno realizzato «in oltre due anni, con un lungo periodo trascorso prima a programmare e fare ricerca sulle varie possibilità», spiega il regista. «C'è un sacco di lavoro a tavolino e di ricerca prima di girare – dice Hamilton -, per Nate dal fuoco abbiamo trascorso circa tre mesi sul campo, divisi in varie sessioni».
 

Com'è nata la scelta di dedicare un'opera così ampia a questo territorio?
Per la serie abbiamo puntato ad avere un'idea e una narrazione forte che guidassero ciascun programma. Isole nel tempo incorpora un'area enorme e diversi Paesi, ma la loro straordinaria biodiversità è il risultato di un'unica forza – la collisione fra la placca australiana e quella asiatica. Dal punto di vista logistico è stata una sfida significativa visitare così tanti luoghi fra Papua Nuova Guinea, Indonesia e Malesia, ma solo così avremmo potuto raccontare davvero la storia delle origini di queste magnifiche isole.

Filmare in un ambiente del genere non dev'essere stato facile...
Ci sono state diverse sfide durante le riprese – dall'ottenere i permessi e i visti adatti, che può richiedere fino a sei mesi, fino al rischio delle eruzioni vulcaniche. Come ho spiegato, per una serie di questa ampiezza è richiesta molta pianificazione e la preparazione è senza dubbio la sfida più grande e più importante. Parlando di difficoltà sul campo, tuttavia, direi il caldo tropicale, combinato con il terreno impervio della foresta pluviale che ha creato una sfida dal punto di vista fisico come nessun altro ambiente che avevo incontrato prima. Ovunque filmassimo, l'umidità era vicina al cento per cento e c'era da correre in giro con un equipaggiamento pesante – certe volte telecamera, obiettivi e treppiedi pesavano più di 40 chili. Quando tornavo a casa dalle riprese avevo sempre perso parecchio peso, ma è sicuramente meglio che passare ore in palestra!

C'è un momento che ricorderà in modo particolare?
Sono fortunato ad avere molti ricordi piacevoli di questa serie – avevamo un grande team e abbiamo incontrato persone meravigliose. Comunque ci sono due momenti che ho impressi: uno è volare sopra le montagne della penisola di Huon, in Papua Nuova Guinea, per le riprese aeree – l'estensione della foresta e l'inaccessibilità del terreno sono mozzafiato. L'altro momento è filmare gli uccelli maleo per la sequenza di apertura del film. Ricordo che da bambino li vidi in un documentario e l'immagine è sempre rimasta per me il simbolo della fauna selvatica. Questi uccelli straordinari vivono in un ambiente talmente estremo – un vulcano attivo all'altro capo del mondo. Avere l'opportunità di filmarli è stata una di quelle esperienze che si vivono una volta nella vita.

Isole nel tempo ha conquistato diversi premi... quali progetti ha per il futuro?
Dopo aver finito il film, ho prodotto Tasmania – Weird and wonderful per Terra Mater Factual Studios, narrato da David Attenborough. Ora sto lavorando ad un documentario, sempre per Terra Mater, intitolato SuperPigs, che promette di essere pieno di storie interessanti e divertenti. Ho un ottimo rapporto lavorativo con Terra Mater e spero di continuare a fare film con loro, finché mi vorranno. Mia moglie ed io aspettiamo una figlia, la nostra prima bambina, a febbraio, quindi senza dubbio sarà impegnato, qualsiasi cosa riservi il futuro! 

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