I parchi naturali americani – Yellowstone, intervista a Oliver Goetzl

 Il regista Oliver Goetzl ci parla del suo documentario, I parchi naturali americani – Yellowstone

- Per quale motivo ha scelto il parco di Yellowstone per il tuo documentario?
L’ NDR Naturfilm/Doclights ci ha chiesto di partecipare, con due episodi,  alla serie sui parchi naturali degli Stati Uniti per la television tedesca , il canale di National Geographic, ORF e ARTE. Abbiamo scelto Yellowston e Yosemite, visitare Yellowstone è stato, fin da bambino, uno dei miei sogni e ho sempre pensato che realizzare un film su di esso fosse una grande sfida. Su Yellowstone sono stati girati molti film, realizzare un documentario originale sarebbe stato possibile solamente sfruttando molti giorni di riprese e concentrandosi su aspetti mai trattati fino ad ora. Oltre agli animali “icona” del parco come lupi, alci, bisonti e orsi, abbiamo ricercato specie più piccole e sconosciute come il tetraone dal collare (un ucello), con le sue particolari esibizioni, le colonie di rondini sulle rocce del famoso Soda Butte Cone e le mosche che si riproducono in pieno inverno a causa della torrida primavera.

- E’ un vero paradiso selvaggio?
Yellowstone è un vero paradise selvaggio. Ogni anno giungono milioni  di visitatori, le strade fortunatamente sono poche,  questo si traduce in ingorghi rumorosi. Nel parco, però, non ci sono molti escursionisti, perciò nelle zone remote si può percepire la natura selvaggia, enfatizzata dalle pericolose condizioni climatiche che fungono da barriera naturale per le persone.
Le strade, inoltre, sono state posizionate in modo tale da consentire l'osservazione della vita selvaggia del parco dai parcheggi, specialmente nella Lamar Valley e nella Hayden Valley. In quale altro posto al mondo, puoi vedere un branco di lupi cacciare? E’ fantastico. Sarebbe necessario limitere l’uso delle armi  nelle zone intorno al parco, poichè I lupi che si allontanano dai confine del parco spesso vengono uccisi dai proprietari dei ranch.

- Ci sono voluti tre anni per girare il film?
Si, le riprese sono durate da gennaio 2012 all’estate 2014, mentre per la postproduzione necessaria a terminare il documentario ci sono voluti sei mesi.
Abbiamo passato 3 inverni (mesi di gennaio e febbraio), 3 primavere (dal tardo aprile fino a metà giugno), 2 estati (luglio e agosto) e un autunno (settembre e ottobre) nel parco. Un periodo meraviglioso.

- Quali sono stati gli aspetti o i giorni più belli e curiosi della sua esperienza?
Di sicuro l’incredibile ma vera storia del cucciolo di bisonte. Abbiamo passato due giorni con un cucciolo di bisonte appena nato che è stato abbandonato su un isolotto del fiume nella Lamar Valley. Non c’era nessun bisonte adulto nei paraggi, solamente un lupo a 5 km. Quello accaduto dopo è stato inimmaginabile: alcuni lupi sono passati appena a cento metri di distanza, ma erano controvento e il rumore del fiume copriva i lamenti del piccolo. Il secondo giorno, dopo il tramonto, il cucciolo ha lasciato l’isolotto e, camminando sulla riva, è stato avvistato da un lopo, che lo ha attaccato immediatamente. Il cucciolo indebolito si è difeso coraggiosamente e poi, con un tempismo perfetto, dal buio è comparsa la madre per soccorrerlo. Il lupo non ha potuto fare altro che desistere. Incredibile.

-Quali sono i suoi progetti futuri?
In questo momento sto revisionando il film sul lupo artico che narra la storia incredibile e commovente di un branco di lupi sull’ Isola di Ellesmere in Canada. La storia potrebbe cambiare le conoscenze attuali sui lupi, in quanto i contenuti filmati non sono mai stati osservati prima d’ora e mostrano nuovi aspetti del comportamento e della struttura del branco. Abbiamo anche due nuovi progetti di documentario: uno riguarda un volcano in Kenya con un incredibile caso di adattamento degli animali e un altro sul drillo (lo sconosciuto cugino del mandrillo, il Rafiki del film “Il re leone”) nella Guinea Equatoriale. 

- Cosa pensa riguardo Sondrio Festival?
Sondrio Festival è un famoso e prestigioso film festival riconosciuto a livello mondiale tra noi documentaristi. Non ci sono molti festival con un focus specifico sui parchi nazionali, quindi è un traguardo molto ambito nel nostro campo. Abbiamo vinto 3 volte il premio della giuria degli student (2006, 2011 e 2012) a Sondrio, questo mi rende molto fiero in quanto i giovani hanno bisogno di essere impresisionati dalla natura, visto che hanno il futuro nelle loro mani. Sono particolarmente grato di questo, anche perchè mi reputo regista di documentari di storia naturale dallo stile classico, che non insegue tutte le nuove mode nel campo della regia. I giovani non sono superficiali e apprezzano la “vecchia scuola” e il nostro duro lavoro sul campo per poter filmare comportamenti animali mai visti prima nel mondo. Questo è fantastico.

- Conosce Sondrio e la Valtellina?
Si, ho avuto la fortuna di presenziare al Sondrio Festival del 2012 e ho potuto effettuare un’escursione nella straordinaria natura circostante, insieme agli organizzatori del Festival. Ho anche goduto di una piacevole serata con vino e piatti eccellenti.

Camilla Martina