Garef, le ultime pietre della Val di Pai

"Una guerra senza armi e senza uomini, restava solo il territorio". Un territorio da preservare da degrado e spopolamento, valorizzando le sue peculiarità. Obiettivo importante, veicolato dalle immagini di "Garef, le ultime pietre della Val di Pai", il documentario ideato, prodotto e diretto da Luca Ruffoni, architetto 27enne originario della Valgerola. Il film, fuori concorso a Sondrio Festival (sarà proiettato mercoledì 8 ottobre alle 18.15), sintesi conclusiva di un progetto di valorizzazione locale più ampio che proprio il giovane talentuoso, a sue spese, ha deciso di intraprendere a partire dal 2011, trovando l'appoggio del Comune di Pedesina (provincia di Sondrio) e della sua pro loco, racconta la storia del più piccolo comune italiano per numero di abitanti (34 circa in leggero aumento). Lo spopolamento dell'abitato, la mancanza di attività lavorative, l’apparente degrado diffuso e il generale abbandono della montagna, si contrappongono alla tenacia di pochi, strenui difensori volontari che affrontano difficoltà e sacrifici in nome di un’identità locale. All'interno dell’opera, 65 minuti girati autonomamente da Ruffoni in un anno (estate del 2012 -estate 2013), sono riportate le vicende della piccola realtà valtellinese, Pedesina, raccontata grazie ai contributi di abitanti e villeggianti e traendo spunto dalle tante analogie con la Linea Cadorna. Opera militare costruita durante la Prima guerra mondiale per difendere il confine Nord dell’Italia a ridosso con la Svizzera, il cui secolare abbandono la trasforma, nell'economia filmica, in metafora di una situazione sociale e culturale fatta di contraddizioni e di difficoltà nel vivere e governare il territorio. "Costruita in un anno, mai utilizzata e in attuale stato di abbandono ma, contemporaneamente, tutelata dallo Stato: un vero paradosso", commenta Ruffoni. Messe da parte le difficoltà legate al fatto che l'opera sia in cresta, ad altezze che oscillano tra i 2000-2500 metri di media che non ne agevolano la fruizione da parte dal grande pubblico (a piedi, da Pedesina, sono due ore e mezzo), la Linea difensiva si presenta come una vera e propria opportunità di sviluppo turistico-culturale a portata di mano, che va difesa e preservata. Proprio come il piccolo abitato, a mille metri e a soli 15 minuti da Morbegno. "Il documentario - prosegue- è lo strumento del progetto partito con catalogazioni, visite guidate e interventi nelle scuole, pensato per far arrivare al maggior numero di persone un messaggio chiaro: la necessità di creare servizi in paese, in primis per i suoi abitanti e di riflettere sull'abbandono della montagna che ha conseguenze negative per tutti". Pedesina, fino a 50anni fa, godeva di un forte afflusso turistico ed erano ben tre gli alberghi di cui uno, il Belvedere, con una clientela agiata. Ora tutto è diverso. "Il film sviluppa due tematiche -conclude Ruffoni- una finta narrazione del soldato che arriva oggi a dover ripristinare la linea Cadorna e la storia dell'abitato e dei suoi villeggianti. Filoni che si intrecciano, indissolubilmente legati dal degrado della montagna, dal suo abbandono e dalla mancanza di risorse per fare qualcosa di concreto". Doppio binario su cui corre anche il titolo, "Garef", nome dialettale che indica, in senso positivo, i cumuli di sassi, utili per creare più spazio in alpeggio e, in senso dispregiativo, i ruderi. Altra immagine efficace che descrive i numerosi paradossi contemporanei. 

Camilla Martina