Dura come la roccia: la vita nelle Badlands. Intervista con Mike Birkhead

Pinnacoli e torri di roccia che squarciano praterie lussureggianti, un ambiente di estati roventi e inverni gelidi in cui la sopravvivenza è una vera sfida. Dura come la roccia: la vita nelle Badlands di Mike Birkhead è dedicato al Badlands National Park, nel South Dakota, una terra di forti contrasti che la troupe del noto documentarista ha ritratto con oltre nove mesi di riprese sul campo, negli Stati Uniti.
Sono luoghi che Birkhead già conosceva bene: «Quasi 25 anni fa avevo girato un film in quest'area – racconta il regista – e volevo realizzare un'altra versione in superHD k4». Il documentario sarà di scena giovedì 16 novembre nella prima serata di proiezioni di Sondrio Festival 2017, ma bastano le foto scattate nel parco nazionale per rendersi conto dell'unicità del paesaggio di questa parte del Midwest.

Sono panorami mozzafiato: quali aspetti di questo territorio l'hanno colpita di più?
I pinnacoli di roccia sono unici, naturalmente... non ci sono altri luoghi come questo. Ma la sfida è sempre ottenere riprese degli animali con i pinnacoli sullo sfondo, nelle varie scene.

Nel parco nazionale vivono numerose specie, molte delle quali sono ben note al grande pubblico. Quale è stata la più difficile da riprendere?
L'aquila reale.... c'era un nido soltanto ed era nel posto più impervio possibile, una capra delle nevi non ci sarebbe arrivata. Ma il nostro cameraman Dawson Dunning ha fatto un lavoro assolutamente incredibile per coprire il nido e adoro le immagini del falco della prateria che lo assalta. Ma la sequenza unica delle lucciole nella tempesta è stata la più incredibile di tutte, nessuno aveva mai filmato una cosa del genere in quella zona.

C'è qualche episodio che ricorda in modo particolare?
Dawson Dunning è stato molto coraggioso nel filmare le sequenze della tempesta... sono situazioni molto pericolose e ovviamente bisogna sempre stare attenti ai bisonti in calore. Un giorno volevamo filmare i bisonti nella neve e il clima è passato in fretta da quasi primaverile al pieno inverno, quindi potevamo stare all'aperto soltanto per poco tempo. Io avevo tutti i vestiti pesanti e ho notato che Dawson aveva addosso solo una giacca leggera e una camicia, ma ha continuato a girare. Ho pensato “o è Superman, o proprio non sente il freddo”. Ne è valsa la pena, perché abbiamo ottenuto delle sequenze molto belle. Alla fine gli ho chiesto cos'era successo e mi ha risposto che aveva dimenticato il giaccone, ma siccome non aveva mai lavorato per me prima, non voleva dire che era troppo freddo per filmare. Brav'uomo, ho pensato.

Quali piani ha per il futuro? Sta lavorando ad un nuovo progetto?
Spero di realizzare con Terra Mater una serie sull'India. Abbiamo appena finito un film intitolato H is for hawk; A new chapter e stiamo girando un documentario con David Attenborough sulle uova degli uccelli.  

SondrioFestival