Valter Torri, uno sguardo inedito sulle Apuane, le montagne d'acqua

Natura, una passione autentica che affonda le radici nell’adolescenza. Terra e acqua, fedeli compagne di giochi e di avventure. Valter Torri, autore della pellicola “Apuane, le montagne d’acqua”, documentario in concorso a Sondrio Festival, si racconta: “Già da bambino ero un curioso appassionato di natura - ci spiega - i miei giochi, nella bassa padana emiliana, erano sempre legati all'esplorazione. Amavo infatti insinuarmi nel groviglio delle siepi che contornavano i campi coltivati o addentrarmi tra i fitti alberi dei boschetti perifluviali, alla ricerca di fantastiche creature che immaginavo potessero abitare quei luoghi per me misteriosi e affascinanti; poi, trasferitomi in Liguria nel periodo dell'infanzia, ho scoperto il mare, al quale ho dedicato per molti anni tutto il mio tempo libero e la mia passione per l'esplorazione, inizialmente per diletto e poi, dopo essere diventato istruttore subacqueo, anche professionalmente. Dopo un primo periodo dedicato alla fotosub, con la progressiva disponibilità di attrezzature economicamente abbordabili, sono passato alla video ripresa subacquea e, da autodidatta, ho cominciato a realizzare piccoli filmati fino a diventare freelance per grosse produzioni documentaristiche; dalle riprese subacquee a quelle terrestri il passo è stato breve”.

 

Un curriculum di tutto rispetto, quello di Valter, una passione innata per la natura, occhio attento e vigile alla realtà che lo circonda. Nulla è scontato per lui. Sguardo che travalica ogni apparenza. “Per il mio lavoro - confessa il regista - in particolar modo le mie ideazioni, cerco sempre di trovare l'aspetto insolito degli ambienti più conosciuti, quelli cioè che stanno dietro casa nostra ma che, spesso, ci rendiamo conto di conoscere a malapena”. Dare un taglio inedito a ciò che è noto, questo il segreto di Valter. Un modus operandi che si avvale di attrezzature d’avanguardia; garanzia per inquadrature eccellenti, sempre nel rigoroso rispetto degli habitat e delle specie che li abitano. “Sono molto favorevole all'utilizzo di attrezzature sempre più sofisticate - spiega - quando queste sono utili a semplificare la realizzazione delle riprese o a renderle più spettacolari. Ma la spettacolarizzazione, a mio parere, dovrebbe limitarsi alle inquadrature più insolite e originali, evitando quegli estremi che sempre più spesso si ha occasione di vedere: mi riferisco a quei documentaristi che, pur di realizzare filmati di grande presa sul pubblico, non esitano ad arrecare disturbo, o addirittura provocare traumi, ad animali che vengono per questo catturati e trattenuti. Nulla a che vedere con la presenza discreta di David Attenborough!”.

 

Ma com’è oggi svolgere questa professione in Italia? Una gara impari quella con i colleghi internazionali? “Ritengo che i documentaristi di paesi come Germania, Francia e Austria, per non parlare dei paesi anglosassoni, siano dei privilegiati; il fatto che vivano in luoghi dove la cultura dell'esplorazione e conoscenza dell'ambiente naturale sia particolarmente radicata e dove, per questo motivo, esistono molte strutture di produzione, reti televisive in particolar modo, che offrono grandi opportunità economiche per la realizzazione dei documentari, offre loro molte più opportunità di riuscire a realizzare progetti anche parecchio costosi”.

 

E nel nostro Paese? “In Italia esistono diversi bravi professionisti con straordinarie idee, che potrebbero facilmente competere alla pari, quando non superare, i colleghi internazionali, se solo avessero le loro stesse opportunità”. Ospite del Festival nel 2002 con il documentario "Il vulcano sommerso di Aldabra", un film di Andrea Maggi prodotto da Aldabra Productions, Valter torna fra i protagonisti dell’edizione numero 25: “Mi piace particolarmente l'idea di un concorso che dia ampio risalto alle aree protette, in quanto rappresentano ciò che il pianeta ci offre ma nel contempo, col nostro comportamento irresponsabile, rischiamo di perdere”. Anni di amore per il mare e, recentemente, una nuova passione: la montagna; primadonna di “Apuane, le montagne d’acqua”. “E' stata una scoperta piacevolissima anche perché l'ambiente di montagna condivide diverse caratteristiche dei fondali marini, tra le quali maestosità del paesaggio, ricchezza di vita e un notevole senso di pace e tranquillità”.

 

A proposito del film in concorso, qualche anticipazione? “Apuane, le montagne d'acqua - racconta l’autore - vuole descrivere un ambiente naturale che, in tutto il mondo, è conosciuto quasi esclusivamente per il marmo che vi si estrae e con il quale, dall'antica Roma al Rinascimento, sono state realizzate le più belle e famose opere artistiche e architettoniche. Ma l'evoluzione tecnologica e la sempre maggiore avidità umana stanno rapidamente distruggendo queste straordinarie montagne, soprattutto a causa dell'industria del carbonato di calcio, per la quale non si esita a sbriciolarne i fianchi per produrre cosmetici e dentifrici. Utilizzando come filo conduttore l'acqua, che ha dato origine e modellato le Apuane, il film intende mostrare ciò che si rischia di perdere, un ambiente dall'incalcolabile valore naturale”.

 

Un lungo e approfondito lavoro: “Per la realizzazione del documentario sono stati necessari tre anni, dovuti in gran parte alle riprese degli animali. Diversamente da quanto succede in altre zone del mondo, dove la presenza umana non è così massiccia e invasiva, in Italia, salvo rari casi, è molto difficile riuscire a riprendere comportamenti di animali selvatici nel loro ambiente naturale”. Ma l’opera di Valter non finisce qua e travalica i confini del tradizionale documentario naturalistico. “Attualmente sto realizzando un documentario che, tra il reale e il fantastico, tratterà l'argomento dell'atavico contrasto tra pastori e grandi predatori, quali aquila reale e lupo - anticipa Valter -. Il termine è previsto per la prima metà del 2012. Un progetto per il futuro ancora in fase di sviluppo, e che spero di riuscire a realizzare con l'aiuto di un'importante casa cinematografica, segna il mio ritorno al mare dopo qualche anno di assenza; si tratta infatti di una docufiction per il grande schermo ambientata nel Mediterraneo e che vedrà protagonisti i suoi più grandi abitanti naturali, oltre a una figura umana che fungerà da filo conduttore”. E la curiosità cresce. L’appuntamento con questo poliedrico regista è per il 12 ottobre. 53 minuti di immagini mozzafiato ci aspettano!

Francesca Nera